Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio, Charles Baudelaire, Vincent Van Gogh, Giovanni Pascoli, Ernest Hemingway, Patricia Highsmith…solo per citare alcuni nomi.
Cosa accomuna questi artisti oltre alla fama e alla genialità?
Sono esempi di genio e sregolatezza.
Ma per essere geniali è necessario avere una vita sregolata e dipendere da alcool e droghe?
La creatività migliora se si è sotto l’effetto di queste sostanze?
Io credo di no.
Il Caravaggio famoso per i suoi inimitabili chiaro-scuri nei quadri, non sarebbe stato appunto inimitabile senza i chiaro-scuri di una vita dissoluta?
Charles Baudelaire senza l’uso di oppiacei non sarebbe stato il poeta maledetto, scrivendo il capolavoro “I fiori del male”?
Vincent Van Gogh senza una vita sopra le righe che lo portò addirittura a recidersi un orecchio dopo un litigio con il suo amico Paul Gauguin, non avrebbe mai dipinto i suoi girasoli, ammirati in tutto il mondo?
Giovanni Pascoli, senza la sua dipendenza dall’alcool che lo portò a morire a soli 56 anni di cirrosi epatica, non avrebbe mai scritto una delle poesie più famose della letteratura italiana “10 agosto”?
Ernest Hemingway se non avesse fatto una vita diciamo particolare tra donne e alcool, non avrebbe mai vinto il Premio Nobel per la letteratura con il capolavoro “Il vecchio e il mare”?
Patricia Highsmith se non avesse cominciato a fare uso smodato di alcool non avrebbe scritto i famosi thriller psicologici dai quali sono stati tratti diversi adattamenti cinematografici?
L’utilizzo di alcool e/o droga permette agli artisti di vedere una realtà diversa, di eliminare i freni inibitori che potrebbero ostacolare la propria creatività e di avere un supporto visto che scrivere, dipingere ecc. sono attività molto impegnative sia fisicamente che mentalmente?
Per me la risposta è ancora no.
Infatti…
La definizione di genialità nel vocabolario di lingua italiana è la seguente: “Eccezionale vivacità inventiva e creativa”, mentre quella di creatività è: “Virtù creativa, capace di creare con l’intelletto, con la fantasia”.
Come vedete le due doti non dipendono dall’uso di alcool o droghe, sono qualità che alcuni possiedono e altri no, ecco perché si parla di eccezionalità e di virtù.
Forse è necessario solamente un briciolo di follia, ma questo vale anche per la vita di tutti i giorni; si dice infatti “La fortuna aiuta gli audaci”.
Del resto anche il grande filosofo greco Aristotele che visse tra il 384 e il 322 a.C. diceva: “Non esiste un grande genio senza una dose di follia”.
Possiamo anche aggiungere che gli scrittori, i pittori, gli artisti sono uomini tali e quali a noi con le proprie fragilità e la propria sensibilità; per alcuni la dipendenza da alcool e droghe è purtroppo, come per alcuni di noi mortali, l’illusione di risolvere i propri problemi evadendo dalla realtà con l’uso di tali sostanze.
A supporto di questo mio ultimo pensiero vi menziono alcuni aspetti tragici della vita di alcuni artisti che li hanno portati probabilmente all’uso di droghe e di alcool.
Iniziamo con Il Caravaggio: sembra che il grande pittore cominciò a sentirsi un perseguitato in quanto il suo bellissimo quadro “La morte della Vergine” non venne accettato perché aveva scelto, come modella per la Madonna, una donna del popolo.
Charles Baudelaire non perdonò mai alla madre di essersi risposata, dopo la morte del marito, con un tenente colonnello intriso di perbenismo borghese.
Vincent Van Gogh scrisse di sé: “Nella mia febbre cerebrale o follia, non so come chiamarla, i miei pensieri hanno navigato molti mari”.
Giovanni Pascoli sembra soffrisse di depressione, soprattutto negli ultimi anni della sua vita.
Ernest Hemingway rimase ferito in guerra e non recuperò mai la sua salute, arrivando a soffrire di depressione e addirittura di squilibri mentali: era convinto di essere pedinato dall’FBI.
Patricia Highsmith ebbe un’infanzia tristissima sentendosi rifiutata dalla propria madre.
Aggiungerei anche che il diventare famosi può diventare per alcuni un problema assurdamente insormontabile, può essere una situazione difficile vivere sotto i riflettori anche nella propria vita privata ed essere sempre giudicati: non devi sbagliare mai e le tue opere devono essere sempre al top, non ti sono concessi sconti.
Una frase, che mi ha particolarmente colpita, pronunciata dal grande Hemingway riguarda la vita dello scrittore: “una vita solitaria e così deve rimanere per continuare ad essere creativo e per la fama, una vita in cui devi cercare sempre qualcosa di nuovo per scrivere”.
Se poi pensiamo a dove, l’uso di alcool e droghe, ha portato alcuni scrittori, capiamo che queste dipendenze non hanno risolto i loro problemi: un esempio è Hemingway, morto suicida.
Su YouTube vi consiglio di guardare la sua intervista quando seppe di avere vinto il premio Nobel e potrete percepire anche il dolore nel prendere la sofferta decisione di delegare qualcun altro al ritiro del prestigioso riconoscimento: nel video non vedrete il grande leggendario scrittore, il cacciatore coraggioso che in Africa affrontava i leoni, ma un uomo fragile e umile che lotta contro un terribile stato fisico e mentale
Consideriamo anche che il numero di scrittori nel mondo è altissimo, basta pensare che solamente in Italia si pubblicano più di 200 libri al giorno e, come già detto, gli artisti soffrono dei nostri stessi problemi, perdite, malattie, separazioni, problemi economici, ma per fortuna non tutti si rifugiano nelle terribili dipendenze di cui abbiamo parlato.
In ogni caso certamente non disprezzo un buon bicchiere di vino rosso o un raffinato gin tonic, piaceri della vita come tanti altri, da vivere con moderazione per renderli veramente unici.
Sposo la frase di Apuleio, scrittore e filosofo romano, anche se non deve mai essere quotidianità: “Il primo bicchiere è per la sete, il secondo per la gioia, il terzo per il piacere, il quarto per la follia”.
Penso che non bisognerebbe mai dipendere da niente e da nessuno perché questa è la vera libertà: in alcune situazioni ci vuole una dose di moderazione per non perdere questa libertà, mentre ritengo, anche se spesso mi faccio male, che la sensibilità non dovrebbe mai avere filtri, non dovrebbe mai essere moderata perché è lì la nostra genialità.
Accettiamo le nostre fragilità e facciamone un punto di forza con la nostra sensibilità.
Volevo terminare con una frase del nostro amico Baudelaire a proposito di sensibilità e di genialità:
“Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità è il genio di ciascuno di noi”.